Author Archives: Tommaso Poggibonsi

Smart building, anche gli edifici intelligenti a rischio cyberattacchi

I computer che gestiscono i cosiddetti smart building sono a rischio di attacco informatico. Secondo una recente ricerca, condotta dagli esperti di Kaspersky, solo nelle prima metà del 2019 sarebbero 4 su 10 i computer che gestiscono gli edifici intelligenti attaccati da malaware. E l’Italia sarebbe il paese più colpito.

Smart building, come funzionano

Serve però fare un passo indietro per capire come “funziona” uno smart building. In linea generale, i sistemi di automazione degli edifici intelligenti sono costituiti da sensori e controller usati per monitorare e automatizzare il funzionamento di ascensori, impianti di vario genere come quello di ventilazione, di climatizzazione, elettrici, di fornitura idrica, di video sorveglianza, o allarmi anti-incendio e sistemi di controllo degli accessi e molte altre informazioni critiche e sistemi di sicurezza. Questi sistemi sono solitamente gestiti e controllati da normali workstation che, spesso, sono connesse a internet. Un attacco riuscito contro una di queste workstation può facilmente concludersi con il mal funzionamento di uno o più sistemi critici dello smart building. E non si tratta di fantascienza, ma di rischi reali.

I risultati dell’indagine

La ricerca ha evidenziato “che più dell’11% dei computer per la gestione dei sistemi di smart building presi di mira (37.8%), è stato attaccato da diverse versioni di spyware, ovvero malware che hanno l’obiettivo di rubare le credenziali degli account e altre informazioni importanti. Sono stati rilevati dei worm sul 10.8% delle workstation, mentre il 7.8% è stato oggetto di tentativi di phishing e il 4.2% è stato vittima di ransomware”. La maggior parte di queste minacce proveniva da internet con il 26% dei tentativi di infezione nati sul web. Nel 10% dei casi, i responsabili dell’infezione sono stati i supporti rimovibili, incluse le chiavette USB, gli hard-driver esterni e altri dispositivi. Un ulteriore 10% proveniva da link e allegati mandati via mail. L’1,5% dei computer degli smart building sono stati attaccati da sorgenti interne alla rete, come le cartelle condivise.

L’Italia sotto attacco

Stupisce in particolare che, in base ai dati raccolti, l’Italia si trovi al primo posto con la più alta percentuale di attacchi rivolti ai computer per gli smart building (48,5%), seguita da Spagna (47,6%), Regno Unito (44,4%), Repubblica Ceca (42,1%) e Romania (41,7%). “Anche se queste percentuali sono relativamente basse se paragonate al panorama generale delle minacce, il loro impatto non dovrebbe essere sottovalutato. Provate a immaginare a cosa potrebbe succedere se le credenziali di un edificio altamente protetto venissero rubate da un malware qualsiasi e poi rivendute sul mercato nero. O se una risorsa fondamentale di un sistema sofisticato di un edificio intelligente venisse paralizzata da un ransomware in grado di criptare i processi essenziali. La lista di scenari possibili è infinita. Proprio per questo consigliamo ai team di sicurezza responsabili delle reti IT degli smart building di non dimenticare che necessitano di essere protetti. Anche una soluzione di sicurezza base potrebbe portare dei benefici per un’organizzazione che vuole difendersi da potenziali attacchi di questo tipo”, ha affermato Kirill Kruglov, Security Researcher di Kaspersky ICS CERT. Ovviamente, perché questi attacchi non si verifichino è fondamentale che  gli smart building siano provvisti di infrastrutture IT protette da soluzioni di sicurezza affidabili e create su misura, periodicamente controllate e verificate.

 

Mediclinics | Asciugamani elettrici di nuova generazione

Quando i clienti raggiungono i servizi igienici dei tuoi locali e utilizzano il lavandino, non sempre (o meglio dire quasi mai) sono contenti di asciugare le mani con il rotolo di cotone presente all’interno del dispenser. Spesso rimangono residui sulle mani, queste comunque non si asciugano del tutto e bisogna uscire dai servizi igienici con le mani ancora umide, sensazione fastidiosa ma inevitabile. Stesso dicasi per i fazzoletti di carta, non sono proprio il massimo dell’igiene e le mani ad ogni modo non vengono asciugate in maniera perfetta, da qui la necessità di trovare una soluzione alternativa che fornisca un servizio eccellente alla tua clientela anche all’interno dei servizi igienici.

La soluzione innovativa e geniale di cui ha ibisogno esiste già ed è rappresentata degli asciugamani elettrici Mediclinics, ovvero quanto di più efficiente e al tempo stesso facile da utilizzare possa esistere. Questo potente dispositivo asciuga le mani in un intervallo di tempo compreso tra i 10 e i 15 secondi grazie al suo potente getto, e consente di risparmiare energia grazie all’assenza di una resistenza. Si tratta di un prodotto interamente realizzato in Europa, ed in particolar modo a Barcellona, e che quindi nulla a che vedere con i prodotti di importazione dai paesi del Sud Est Asiatico. Il suo design accattivante e la possibilità di regolare la potenza di erogazione del getto, rendono questo prodotto facilmente adattabile a qualsiasi tipo di ambiente. L’innovativo sistema di raccolta delle gocce poi, farà si che non si formi la classica pozzanghera d’acqua sul pavimento, in quanto le gocce che colano dalle mani saranno convogliate e raccolte all’interno di un contenitore interno al dispositivo. Quando questo sarà pieno, il dispositivo stesso avviserà tramite un apposito segnale acustico e il personale potrà svuotarlo rapidamente con un semplice gesto.

Approvato disegno di legge sulla sicurezza delle reti cibernetiche

Il 19 luglio scorso è stato approvato un disegno di legge sulla sicurezza nazionale delle reti informatiche. Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte, ha approvato un disegno di legge in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Il provvedimento aggiorna il decreto 21 del 2012 relativo alla normativa sulle prerogative “speciali” che lo Stato può usare a difesa degli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale. Il testo del disegno di legge, spiega una nota di palazzo Chigi, introduce disposizioni volte ad assicurare un livello elevato di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle Amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali, pubblici e privati, da cui dipende l’esercizio di una funzione essenziale dello Stato.

Definite le finalità del perimetro e le modalità di individuazione dei soggetti coinvolti

Tale funzione prevede la prestazione di un servizio essenziale per il mantenimento di attività civili, sociali o economiche fondamentali per gli interessi dello Stato, e dal cui malfunzionamento o interruzione, anche parziali, ovvero utilizzo improprio, possa derivare un pregiudizio per la sicurezza nazionale. A questo scopo, il disegno di legge prevede, tra l’altro, la definizione delle finalità del perimetro e delle modalità di individuazione dei soggetti pubblici e privati che ne fanno parte, nonché delle rispettive reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici rilevanti per le finalità di sicurezza nazionale cibernetica per i quali si applicano le misure di sicurezza e le procedure introdotte.

Istituzione di un meccanismo che assicurare un procurement più sicuro

Il progetto prevede inoltre l’istituzione di un meccanismo teso a garantire un procurement più sicuro. In particolare, per i soggetti inclusi nel perimetro che intendano procedere all’affidamento di forniture di beni e servizi ICT destinati a essere impiegati sulle reti, sui sistemi e per i servizi rilevanti.

Per i soggetti privati inclusi nel perimetro il disegno di legge prevede anche l’individuazione delle competenze del Ministero dello sviluppo economico e dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) per le Amministrazioni pubbliche, riporta Askanews.

Un sistema di vigilanza e controllo per il rispetto delle norme introdotte

Inoltre, il disegno di legge supporta l’istituzione di un sistema di vigilanza e controllo sul rispetto degli obblighi introdotti, attraverso lo svolgimento delle attività di ispezione e verifica da parte delle strutture specializzate in tema di protezione di reti e sistemi. Nonché, per quanto riguarda la prevenzione e il contrasto del crimine informatico da parte delle Amministrazioni da cui dipendono le Forze di polizia e le Forze armate, che ne comunicano gli esiti.

Multe, le pagano la metà degli automobilisti. E i Comuni non incassano

Nel 2017 solo il 40,8%o degli automobilisti ha pagato la contravvenzione inflitta dalla Polizia municipale per aver violato il Codice della Strada. Sebbene ci sia stato un lieve aumento rispetto all’anno precedente, dieci anni prima la riscossione era stata del 59,1%. In pratica, segnala l’Ufficio studi della Cgia, dei 2,6 miliardi di euro che nel 2017 i quasi 8 mila Comuni italiani avrebbero dovuto riscuotere dai trasgressori, ne è stato incassato poco più di 1 miliardo. Non è comunque da escludere che coloro che non lo hanno fatto due anni fa abbiano effettuato il pagamento successivamente, usufruendo della rottamazione delle cartelle esattoriali introdotta negli ultimi anni.

Con i rilevatori elettronici molte Amministrazioni hanno fatto cassa

I numeri della Cgia di Mestre raccontano anche come i Comuni, nonostante abbiano incassato meno di quanto dovuto, continuino a utilizzare lo strumento delle contravvenzioni per far cassa. “E se rispetto a 10 anni prima l’importo complessivo in euro delle contravvenzioni pagate ai Comuni è salito del 68% – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Cgia Paolo Zabeo – è evidente che attraverso l’utilizzo dei rilevatori elettronici di velocità molte Amministrazioni comunali hanno fatto cassa, coprendo una parte dei mancati trasferimenti imposti per legge dallo Stato centrale. Detto ciò, è utile ricordare, soprattutto ai Sindaci, che gli automobilisti, e in particolar modo i conducenti professionali, non sono dei bancomat”.

Alcune infrazioni prevedono aggravi sanzionatori per i conducenti professionali

“Molti enti locali, pertanto, dovrebbero utilizzare gli autovelox e i T-red con maggiore attenzione – continua Zabeo – tenendo conto delle fasce orarie della giornata che, come si sa, registrano flussi di traffico molto differenziati”.

Se il giro di vite imposto dal legislatore ha messo in apprensione molti automobilisti la cosa è ancor più sentita tra i conducenti professionali, come gli autotrasportatori, i taxisti e gli autonoleggiatori con conducente. Per queste ultime categorie, che per esercitare l’attività di trasporto di persone o merci hanno l’obbligo di conseguire la Carta di Qualificazione del Conducente (CQC), alcune infrazioni del Codice prevedono aggravi sanzionatori che possono accelerare il ritiro o la sospensione della patente, con conseguente interruzione dell’attività lavorativa.

Da gennaio multe più salate

Lo scorso 1° gennaio è scattato l’adeguamento biennale all’inflazione degli importi delle multe stradali (+2,2%). Un aggiornamento al costo della vita che non ha lasciato invariati gli importi per la maggior parte delle violazioni. Per questa tornata di aumenti sono state escluse solo poche violazioni penali previste dal Codice. Dal 10 giugno scorso, inoltre, le multe hanno subito un ulteriore rincaro, riporta Agi, nei casi in cui la notifica sia consegnata al trasgressione da Poste italiane. Tutto questo perché dopo le recenti modifiche di legge le Poste hanno aumentato le tariffe per la spedizione. Che se riguarda lettere o plichi di peso fino a 20 grammi è salita da 6,80 a 9,80 euro. Un incremento del 44%.

Facebook scommette sull’Italia: “100.000 persone formate con competenze digitali entro il 2019”

Facebook scommette sull’Italia. E lo attraverso un piano di formazione imponente, come ha sottolineato Sheryl Sandberg, direttore finanziario di Facebook, per la prima volta nel nostro paese: “Molte persone hanno difficoltà nel lavoro perché mancano le competenze digitali, in Italia solo 1 su tre le ha. ‘Binario F’ è il nostro grande investimento nel paese, vogliamo formare 100mila persone entro l’anno”. Le dichiarazioni di Sandberg sono state raccolte dall’Ansa in occasione dell’allargamento di Binario F, il centro italiano dedicato alla formazione digitale di persone, imprese, associazioni e istituzioni ospitato presso l’Hub di LVenture Group e LUISS EnLabs alla stazione Termini. “Non siamo così antichi come la città eterna, ma sono onorata di essere qui per mettere insieme persone e community, non c’è un posto migliore di Roma che ha connesso strade e idee. Su Facebook ci sono 31 milioni di italiani e 27 milioni partecipano alle Community”, ha aggiunto Sandberg.

Uno spazio di 900 metri quadrati

Adesso Binario F, “il maggiore investimento realizzato finora da Facebook in Italia”, è “cinque volte più grande”: si sviluppa infatti  su 900 metri quadrati e ha a disposizione nuove aree di formazione per raggiungere l’obiettivo di trasferire le competenze digitali “a 100mila persone in Italia entro la fine del 2019”, ha aggiunto il braccio destro di Mark Zuckerberg.

Cosa sta accadendo in Facebook

Inevitabile che il direttore finanziario di Facebook affrontasse in Italia anche i temi di più calda attualità: “Sappiamo di dover risolvere problemi come l’hate speech e la disinformazione soprattutto nelle elezioni politiche, ma ci siamo impegnati con i fact checkers, nel controllo degli annunci pubblicitari elettorali e questo lavoro ha avuto un impatto”. “Dal 2016 le interazioni con le notizie false sono dimezzate e il 65% del linguaggio d’odio è stato rimosso rispetto al 24% di due anni fa. Abbiamo ancora del lavoro da fare, lanceremo nuovi strumenti”. Sandberg ha poi voluto ribadire che FB “affronta le sfide che affronta tutto internet, dobbiamo stare vigili e collaborare con i governi per nuove regole e per la privacy. Siamo determinati ad essere parte della soluzione”. 

Le competenze digitali per la crescita dell’Italia

“Le competenze digitali sono un requisito imprescindibile per la crescita economica del Paese e sono le imprese stesse a sostenerlo” ha poi aggiunto Luca Colombo, Country Director di Facebook. “Secondo una recente ricerca di Morning Consult, infatti, l’87% delle PMI in Italia afferma che le competenze digitali di un individuo sono più importanti del percorso scolastico in fase di assunzione di nuovi dipendenti. Facebook è da tempo impegnata, sia in Italia sia all’estero, a supportare persone e imprese nello sviluppo delle competenze digitali e Binario F ne è l’espressione concreta”. Mentre Laura Bononcini, Public Policy Director Southern Europe di Facebook ha precisato che “Nonostante le digital skills siano fondamentali per lo sviluppo e la crescita del tessuto sociale ed economico del nostro Paese, in Italia non c’è ancora un livello adeguato e oltre 280mila posizioni specializzate rischiano di rimanere scoperte da qui al 2023. Ad ottobre abbiamo lanciato Binario F e, grazie alla preziosa collaborazione con i numerosi partner, siamo riusciti ad erogare oltre 844 ore di formazione, toccando audience diverse”. 

I musei italiani sono diventati social. Ma si può fare di più

Anche i turisti sono diventati digitali, non si scappa. Chi ha dimestichezza con la rete, per programmare un viaggio si affida in gran parte a Internet. Eppure, le attrazioni turistiche – anche se molto, moltissimo è stato fatto – non seguono ancora il passo. Qualche dato: per il 48% dei turisti digitali italiani, i principali strumenti di ispirazione sono recensioni e commenti letti online, a cui si aggiunge un 19% che trae indicazioni da post di altri utenti sui social network, ma in media solo il 4% dell’incasso da biglietteria per i musei italiani proviene dal sito web proprietario e l’1% da altri canali online. Aumenta l’offerta dei supporti digitali messi a disposizione (il 58% delle istituzioni culturali mette a disposizione dei visitatori il wi-fi e il 17% le app) ma in 7 casi su 10 il visitatore non ne è nemmeno a conoscenza. Sono dati emersi dalla terza edizione dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.

Come e cosa ricercano i turisti digitali

Per i turisti digitali italiani internet è utilizzato ampiamente per avere idee e spunti sui luoghi da visitare (dal 68% dei turisti) e per cercare informazioni per la vacanza (dall’83%). Per il 48% del campione i principali strumenti di ispirazione sono recensioni e commenti letti online. Non meno rilevanti si confermano però anche i consigli di amici, parenti e conoscenti, che sono la prima fonte di ispirazione non digitale (per il 40%) insieme alla nostalgia per un’esperienza passata che si vuole rivivere (25%) e alle conversazioni casuali (20%). Per quanto riguarda i siti museali, monitorati per il terzo anno consecutivo, l’analisi evidenzia che l’85% dei musei ha un sito web, ma solo il 47% ha un sito relativo alla propria istituzione culturale (negli altri casi si tratta di una presenza all’interno di altri siti web). Passi avanti significativi sono necessari anche sul fronte dell’accessibilità: il 41% dei siti è disponibile solo in lingua italiana e il 48% non è compatibile con i dispositivi mobile. “Rimanendo sui canali proprietari, il 69% dei musei è presente su almeno un canale social media (erano il 57% nel 2018), dove Facebook si conferma il canale più diffuso (67%, in salita rispetto al 54% del 2018), seguito da Instagram (26%, era 23% nel 2018), che è in continua crescita” dichiara Deborah Agostino, direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali. “Anche le newsletter sono uno strumento molto usato per aggiornamento su attività ed eventi (nel 76% dei musei). Per quanto riguarda i canali non proprietari, il 76% dei musei è presente su Tripadvisor (+1% rispetto al 2018). È invece ancora poco diffusa la valorizzazione di altri canali come le online travel agency (OTA) o i tour operator online”.

Prenotazione, acquisto e visita

Nell’attività di prenotazione e acquisto di servizi per attività culturali i canali online sono meno utilizzati rispetto a quelli fisici (52% dei turisti digitali ha acquistato o prenotato su internet contro il 65% che lo ha fatto di persona), in controtendenza rispetto a quanto avviene per altri servizi esperienziali più digitali. Le attività culturali sono inoltre acquistate principalmente in loco (73%) e facendo uso di contanti (66%). Nonostante il 78% dei musei dichiari di avere un sistema di biglietteria (nei musei ad accesso gratuito spesso manca un sistema di biglietteria e di controllo degli accessi), solo il 20% consente l’acquisto online del biglietto stesso. Inoltre, solo l’8% delle istituzioni consente di effettuare l’ingresso senza dover stampare il biglietto su carta. Per quanto riguarda la visita, la presenza di strumenti per l’interazione onsite non è spesso comunicata e valorizzata efficacemente: oltre il 70% degli intervistati non era a conoscenza del supporto digitale presente (che nella maggior parte dei casi non è stato il motivo rilevante di attrazione). I dati mostrano una fotografia che vede il digitale ancora poco presente in loco: il 58% delle istituzioni culturali mette a disposizione dei visitatori il wi-fi e il 36% le audioguide. Queste percentuali salgono quando si focalizza l’analisi sulle sole istituzioni pubbliche: sono presenti il wi-fi nel 69% delle istituzioni e le audioguide nel 40%. Si diffondo anche realtà virtuale (16%), realtà aumentata (12%) e videogiochi (10%) come modalità di ingaggio e interazione con il visitatore.

Trasparenza sui social, arriva una proposta di legge contro i profili fake

Una proposta di legge che tuteli la sicurezza degli utenti e garantisca trasparenza e tracciabilità dei dati. E che punti a monitorare le informazioni nell’ambito dei servizi di social network, a cominciare dal fenomeno dei troll, o falsi profili. A presentarla alla Camera è il deputato di Forza Italia Andrea Ruggieri, primo firmatario del testo di 4 articoli dal titolo Nuove disposizioni in materia di tracciabilità degli account social. Secondo il deputato chiunque è libero di pubblicare quel che vuole su Facebook, Twitter e Instagram a patto però che si sappia a chi appartiene l’account. ”Massima libertà di pubblicare ciò che si vuole sui social – spiega all’AdnKronos Ruggieri – ma altrettanta massima identificabilità di chi pubblica, abbinando i profili a un codice fiscale”.

Contenuti falsi dalla forte influenza

A tal proposito l’esponente forzista cita tre casi, il primo riguarda un filmato da 4 milioni di visualizzazioni in cui un finto funzionario Bce afferma: “dobbiamo prendere alla gola gli italiani e strozzare l’Italia”. Secondo Ruggieri si tratta di “un chiaro esempio di contenuto chiaramente falso, con una sua forte influenza ed effetto fuorviante”. Ma c’è anche il recente video con 5 milioni di visualizzazioni di un ragazzo che si finge un ladro sul letto di un ospedale, e che ferito dichiara “la prossima volta vuol dire che mi porterò anch’io una pistola”.

Inoltre, continua Ruggieri, “di recente sono circolate immagini di due persone che avevano ottenuto il reddito di cittadinanza e sbeffeggiavano i lavoratori che ancora si alzano la mattina per lavorare. Poi si è scoperto che quel video era falso, ma nessuno è riuscito a sapere chi lo aveva messo in giro”.

Una maggiore consapevolezza nell’uso delle tecnologie digitali

“La mia proposta non impedisce a una persona di avere anche 5mila profili, ma devono essere tutti chiaramente riconducibili a qualcuno che risponde di quello che pubblica e che rimane libero di pubblicare ciò che vuole”, precisa Ruggieri.

L’utilizzo assai diffuso dei social network comporta la necessità di una maggiore consapevolezza nell’uso delle tecnologie digitali, divenute oramai principale veicolo di diffusione delle informazioni. “Ciò rende improcrastinabile una regolamentazione o, quantomeno, dei filtri di autenticazione – commenta il deputato – anche perché il dibattito in rete che deriva dalla interconnessione tra più soggetti può in ogni caso generare contenuti giuridicamente rilevanti”.

Chiedere il codice fiscale al momento della registrazione di un account

“Rendere trasparente il sistema delle piattaforme social – assicura il deputato – può avere effetti positivi sia in termini di sicurezza e tutela per i cittadini che in termini di qualità delle informazioni, a garanzia di un uso responsabile della rete internet e del dibattito online”.

Prevedere, quindi, la “tracciabilità dei dati degli utenti dei social network è ormai priorità sia dal punto di vista sociale che normativo”. A tal fine, la pdl obbliga i fornitori di servizi di social network elettronici di richiedere, al momento della registrazione di un account, oltre ai dati anagrafici anche il codice fiscale, e copia una fotostatica in digitale dello stesso.

Banche e Ict, crescono gli investimenti per i canali digitali

Quali saranno le priorità nei programmi d’investimento in tecnologia delle banche italiane nel 2019? Potenziare i canali digitali e i servizi di mobile banking, adeguare le infrastrutture, promuovere iniziative di Data Governance e di gestione e mitigazione del rischio cyber. Secondo la 14a edizione del rapporto sulle tendenze del mercato Ict per il settore bancario di Abi Lab, il centro di ricerca e innovazione promosso da Palazzo Altieri, saranno questi gli interventi di spesa più importanti per gli istituti di credito del nostro Paese per l’anno corrente.

Open Banking, mobile banking, sicurezza le priorità

La ricerca è stata condotta su un campione che rappresenta circa il 75% del settore bancario italiano nei termini di dipendenti. Secondo Abi Lab la spinta all’innovazione del nostro Paese trova conferma anche nelle previsioni di spesa formulate dagli istituti di credito italiani. Non è un caso che per l’88,5% delle realtà analizzate dalla ricerca il budget Ict per il 2019 risulti  in aumento, o stabile, rispetto al 2018. In particolare, sulla scia della direttiva europea Psd2 (Payment services directive 2), ai primi posti delle priorità d’investimento Ict il rapporto segnala le iniziative che riguardano l’Open Banking, seguite dal potenziamento dei canali digitali, con attenzione particolare ai servizi di mobile banking, l’identificazione da remoto del cliente, e il rafforzamento delle componenti di sicurezza.

“Adeguamento delle infrastrutture e forte attenzione a data governance e data quality”

Le banche mantengono considerevole anche l’impegno nei percorsi di modernizzazione dei servizi di core banking e di adeguamento delle infrastrutture. A questi aspetti, secondo quanto riporta lo studio, “si affianca una forte attenzione alla data governance e alla data quality”.

Sul versante della ricerca e dello sviluppo “i progetti considerati prioritari dalle banche riguardano soprattutto il potenziamento dell’intelligenza artificiale – si legge nel rapporto – e l’abilitazione di nuove forme di assistenza e interazione con il cliente”.

Chatbot, robo-advisory, big e open data, gestione dei processi IT e del rischio cyber

Tra le applicazioni, riferisce una notizia Askanews, gli investimenti delle banche spaziano dalle chatbot, i software capaci di conversare con gli utenti, ai robo-advisory, i programmi automatizzati per supportare l’allocazione e la gestione degli investimenti, fino all’assistenza virtuale e ai sistemi evoluti per la personalizzazione delle offerte. A queste seguono i nuovi modelli di governance dei sistemi informativi e di gestione dei processi IT, le iniziative su big data e open data, e la gestione e mitigazione del rischio cyber.

Dieta Mediterranea, dagli USA arriva un riconoscimento

La dieta mediterranea aumenta la longevità e aiuta a prevenire le malattie croniche non trasmissibili. Dagli Stati Uniti è arrivato un ulteriore riconoscimento sui benefici che la dieta mediterranea assicura ai consumatori. Lo rende noto Confagricoltura, sulla base della classifica stilata dalla Us News and World Report, l’autorità a livello mondiale nella consulenza ai consumatori che si avvale dei pareri resi da un gruppo di esperti sanitari indipendenti. Gli esperti hanno esaminato 41 regimi alimentari, fra i quali rientra anche la dieta mediterranea.

Un modello alimentare con valenza nutrizionale, sociale e culturale

Il 16 novembre 2010 la dieta mediterranea è stata riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, poiché rappresenta un vero e proprio modello alimentare salubre, con valenza nutrizionale, sociale e culturale. Ma il valore della dieta mediterranea è entrato in gioco anche nella edizione 2019 del Bloomberg Healthiest Country Index, che analizza 169 economie sulla base dei fattori che contribuiscono alla salute generale dei loro abitanti, e in cui l’Italia si è piazzata al secondo posto.

L’indice Bloomberg giudica le nazioni sulla base di variabili come le aspettative di vita e su fattori di rischio, come fumo e obesità. Inoltre, secondo uno studio dell’università di Navarra (Spagna), “la dieta mediterranea, integrata da olio extravergine di oliva e noci, provoca meno disturbi cardiovascolari di una dieta a bassi contenuti di grassi”, riporta OnuItalia.com.

Confagricoltura: un riconoscimento anche per il Made in Italy

“Questo ennesimo riconoscimento giunto dagli Stati Uniti – dichiara il presidente della Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – conferma l’assoluta mancanza di fondamento delle indicazioni di nocività dei prodotti destinati all’alimentazione basate sul contenuto di grassi, zucchero e sale. Mi riferisco – prosegue Giansanti – ai sistemi di etichettatura cosiddetti a ‘semaforo’ e ‘nutriscore’ in vigore in alcuni Stati membri dell’Unione europea. Senza dimenticare che nei mesi scorsi in seno all’Onu si è discusso, per fortuna senza esito, sul varo di politiche fiscali per dissuadere dal consumo di cibi insalubri, tra quali sarebbero rientrate alcune eccellenze del Made in Italy agroalimentare”.

“I consumatori in tutto il mondo apprezzano sempre di più i nostri prodotti”

“Resta comunque che il fatto che i consumatori in tutto il mondo continuano ad apprezzare in misura crescente i nostri prodotti”, aggiunge il presidente di Confagricoltura. Tanto che alla fine dello scorso anno l’export del settore agroalimentare italiano ha superato i 41 miliardi di euro. Una cifra in crescita rispetto ai livelli del 2017, nonostante il contesto di contrazione della dinamica relativa agli scambi commerciali su scala mondiale, riferisce Askanews.

Milano meta turistica, un business da 8 miliardi l’anno

A Milano il turismo continua a prendere il volo. Smessi i panni di capitale del lavoro e del business Milano riveste quelli di città d’arte e divertimento. In particolare dal 2015, anno di Expo, che ha trainato il settore turistico consacrandola come meta di vacanza. Il tutto si traduce in un giro d’affari che vale otto miliardi di euro all’anno,, generato dalle 11mila imprese del settore, che fra ristornati, alberghi, musei e imprese del divertimento, occupano 120mila addetti, e in quasi dieci anni sono cresciute del 67%.

Traina la ristorazione, con 6mila imprese, +99% in circa dieci anni

Si tratta della stima contenuta in una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Osservatorio Bit, la Borsa internzionale del turismo, che si è svolta al Mico. Centrali nella crescita del turismo sono stati appunto i due anni di Expo: dal 2014 al 2015 gli alberghi e gli alloggi sono cresciuti di 222 imprese, e i ristoranti di 495. Ma il trend positivo continua, e nell’ultimo anno ci sono 118 e 370 unità in più.

Secondo la stessa fonte, a trainare il settore è la ristorazione, con 6mila imprese, +99% in circa dieci anni, seguita dagli alberghi, con 1.572 imprese (+113% nello stesso periodo), e i musei e le biblioteche (76 imprese, +52%).

Milano, Brescia e Bergamo sul podio in Lombardia

Sempre secondo i dati della Camera di commericio e dell’Osservatorio Bit risulta positivo anche il dato relativo delle 498 imprese di divertimento milanesi (+39%), e quello delle attività creative e di intrattenimento, che contano oltre mille imprese, cresciute del 14%, mentre le agenzie di viaggio sono a quota 1.237 (+12%).

Allargando lo sguardo alla Lombardia se le imprese del settore risultano concentrate a Milano se ne contano anche 6mila a Brescia, 4mila a Bergamo, oltre 2mila a Varese, Como, Monza.

Al primo posto la ristorazione, con 25mila operatori, seguita dall’ospitalità. con 7mila tra alberghi e affittacamere, intrattenimento e divertimento, con 5mila operatori che includono attività creative, cultura, biblioteche, musei, discoteche, e agenzie di viaggio e tour operator (quasi 4mila).

In Italia la prima città per numero di imprese è Roma

In Italia, riporta Askanews, la prima città per numero di imprese è Roma, a quota 29mila, di cui 7mila tra alberghi e alloggi, cresciuti del 5% in un anno e del 55% in dieci anni, seguita da Milano con 16mila (+5% e +63%), Napoli, con 14mila (+7% e +51% ), Torino con 10mila, Firenze, Bolzano e Venezia, con oltre 7mila tra hotel e altre strutture ricettive.

Prima per numero di imprese in Italia, è ancora una volta la ristorazione, con 174mila operatori, seconda l’ospitalità, con 75mila tra alberghi e affittacamere, terza intrattenimento e divertimento, con 43mila operatori che includono attività creative, cultura, biblioteche, musei, discoteche. In quarta posizione, agenzie di viaggio e tour operator, che sono invece oltre 22 mila.