Author Archives: Tommaso Poggibonsi

Etici, giovanili e disconnessi. La top 10 trend dei consumatori per il 2019

Etici, disconnessi, superesperti e autosufficienti. Ma soprattutto giovanili. Si calcola che nel 2030 gli ultra 65enni in Italia saranno 16,2 milioni, una tipologia di consumatori che ha molto più in comune con i valori e le priorità delle giovani generazioni di quanto si possa pensare. Di fatto, i consumatori più anziani vogliono essere trattati “da giovani”, e il mercato ne deve tenere conto. Secondo l’annuale report Global Consumer della sezione Lifestyle di Euromonitor International l’Age Agnostic è infatti il primo fra i 10 trend del 2019 per i consumatori.

Dagli Age Agnostic ai Conscious Consumer

Si tratta di una tendenza che riguarda soprattutto l’Italia, il secondo paese più longevo al mondo e il primo in Europa. D’altronde siamo anche il paese con il tasso di crescita di vegetariani e vegani più elevato al mondo negli ultimi cinque anni. Quindi se da noi abbondano i senior consumer super attivi non sono da meno i Conscious Consumer (i consumatori consapevoli), la seconda tendenza per il 2019 di cui il mercato deve tener conto, con un maggiore coinvolgimento di grandi aziende in prodotti eticamente adeguati.

Joy Of Missing Out e Finding My JOMO

Al terzo posto della top 10 dei trend internazionali evidenziati dal report Global Consumer c’è la cosiddetta Joy Of Missing Out. Dopo l’ubriacatura da iperconnessione, che negli anni scorsi aveva originato la Fomo, ovvero la paura di restare senza campo, ora la tendenza è quella di riscoprire la libertà di non essere connessi. Un trend considerato il vero nuovo lusso, e che in ambienti come la city di Londra ha fatto scoppiare la dump phone mania (avere un cellulare senza web). E Finding My JOMO, la quarta tendenza battezzata da Euromonitor, riguarda i consumatori che vogliono detecnologizzarsi per proteggere il loro benessere mentale e dando priorità al proprio spazio personale, riporta Ansa.

Dal Back to Basics for Status al Loner Living passando per il tuttologo

Dal ritorno a esigenze base, ossia a una qualità elevata lontana dal materialismo (Back to Basics for Status) all’aumento della confidenza con la tecnologia da remoto e la domotica (Digitally Together) la settima tendenza, l’Everyone’s an Expert, è quella di considerarsi super esperti di tutto (il “tuttologo”). Sempre più persone poi sono in grado di badare a se stesse in ogni campo ed essere autosufficienti senza consultare un professionista (I Can Look After Myself). Ulteriori tendenze, il forte impegno sulla sostenibilità ambientale (I Want a Plastic-free World), la ricerca di gratificazioni immediate (I Want it Now!), e vivere da soli. Sembra infatti che il Loner Living, vivere in solitudine e in modo indipendente, sia non solo sempre più diffuso, ma ormai anche accettato socialmente.

Quali università frequentare per diventare ricchi?

Avere una laurea dovrebbe garantire guadagni più alti rispetto al non averla. Ma non tutti i corsi di laurea, e non tutte le università, danno la medesima garanzia. Scegliere l’università giusta è il primo passo per ottenere poi successo nel mondo del lavoro, specialmente nel lungo termine. Ad esempio, tra la retribuzione media di un neolaureato e quella di un laureato di fascia d’età compresa tra i 45 e i 54 anni c’è un distacco del 70,6%.

Secondo i risultati dall’annuale report realizzato da JobPricing, nei primi anni di carriera, invece, la differenza è di appena il 10,4%. A conferma che per raccogliere i frutti dei sacrifici fatti durante gli anni di studio bisogna attendere diversi anni.

Al primo posto la Bocconi di Milano

Ovviamente, per scegliere l’ateneo giusto bisogna prima di tutto capire quali sono le proprie attitudini e i propri interessi. E se si punta a una professione che assicuri un reddito alto consultare le classifiche degli atenei e delle facoltà che offrono maggiori opportunità di guadagno dopo la laurea potrebbe essere d’aiuto. Una classifica di questo tipo è contenuta nell’University Report 2018 di JobPricing, che indica l’Università Bocconi di Milano come l’ateneo che fin da subito garantisce le migliori opportunità di guadagno. Un laureato alla Bocconi, infatti, ha un retribuzione annua lorda di 35. 500 euro già intorno ai trent’anni.

Nel medio termine è la facoltà di Scienze biologiche a offre le migliori opportunità

Sempre secondo l’University Report 2018 di JobPricing al secondo posto nella classifica delle università più remunerative si trova un altro ateneo milanese, ossia il Politecnico di Milano, mentre più giù troviamo un’università della Capitale, la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli, l’ateneo privato di studi socio economici. Anche la facoltà però, riferisce Adnkronos, rappresenta un fattore determinante se si è determinati ad avere successo nel mondo del lavoro. Nel medio termine, infatti, può essere interessante sapere che la facoltà di Scienze biologiche è quella che offre le migliori opportunità per diventare ricchi, seguita da Scienze giuridiche e Scienze fisiche.

La facoltà più remunerativa è Scienze economiche

Eppure, nonostante Economia e Commercio sia solo al 7° posto (Scienze economiche), secondo i dati aggiornati a novembre è proprio questa la facoltà dove si è laureato il top manager italiano Urbano Cairo, proprietario del Torino Calcio, di RCS Media Group e di La7. Insomma, cosa e dove si studia è importante, ma resta determinante l’impegno che si mette nel raggiungere ogni risultato, sia durante il percorso di studi sia nel corso della carriera.

Giovani imprese agricole italiane: meno del 10% sul totale, ma in netta crescita

Ritorno alla campagna per i giovani? Perché no. Anche se rappresentano meno del 10% delle imprese agricole italiane, mostrano performance economiche doppie rispetto alla media, con valori di produzione vicini a 100 mila euro per azienda contro i 45 mila della media del settore. Sono le imprese condotte da giovani fino a 35 anni, mediamente più strutturate (20 ettari contro gli 11 della media nazionale) e diversificate, grazie ad un approccio al mercato più innovativo e tecnologico. E’ quanto emerso nel corso dell’Osservatorio sui giovani agricoltori Nomisma-Edagricole tenutosi ad Eima, l’esposizione internazionale delle macchine per l’agricoltura, occasione in cui è stato realizzato un focus sulle caratteristiche evolutive dei giovani nell’agricoltura italiana.

Imprese giovani e quote rosa

Il focus ha messo in luce la presenza a giugno 2018 di circa 55 mila imprese agricole condotte da giovani con meno di 35 anni. Anche se si tratta di numeri ancora piccoli (circa il 10% delle aziende del comparto), sono numeri però in forte crescita (+14% rispetto a tre anni fa). “Le imprese giovanili italiane sono molto più numerose rispetto alla media europea. E non solo. In Italia, 3 aziende giovani ogni 10 sono condotte da donne contro un 15% di Francia e Germania e un 19% della Spagna”, ha dichiarato Denis Pantini, Responsabile dell’Area Agroalimentare di Nomisma.  Anche sul fronte economico le performance delle aziende agricole del nostro paese condotte da giovani sono tra le top in Europa: il valore medio della produzione (standard output), delle  italiane si attesta a un risultato economico di 98,7 mila euro (65 mila la Spagna e i 55,6 mila a media Ue).

8 italiani su 10 sognano il figlio agricoltore 

Otto italiani su dieci (82,1%) sarebbero contenti se il proprio figlio lavorasse in agricoltura, con la percentuale che sale addirittura all’86,2% se si considerano i soli genitori laureati. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti/Censis divulgata in occasione della diffusione dei dati Nomisma sui giovani nelle campagne. Oggi, sottolinea la Coldiretti, appena il 5,4% delle mamme e dei papà sarebbe contrario a vedere il figlio in campagna.

Perché tanto interesse per l’agricoltura

La rinnovata attrattività della campagna per i giovani, continua Coldiretti, si riflette nella convinzione comune che l’agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo. Negli ultimi sette anni, le iscrizioni degli studenti italiani che hanno scelto la facoltà di Agraria sono aumentate del 14,5%, in netta controtendenza nello stesso periodo al calo generale del 6,8% degli universitari

Donne e ragazzi puntano sul franchising

In Italia il franchising è una formula che appare in buona salute e soprattutto in rapida espansione. Lo dicono i numeri. Secondo i dati del Rapporto Assofranchising 2018, nel 2017 i franchisee di età compresa tra i 36 e i 45 anni sono più di 26.000 e rappresentano oltre il 64% del totale, seguiti da imprenditori ancora più giovani, compresi fra i 25 e 35 anni di età, il 24,6% del totale. Un mondo giovane e per i giovani dunque, reso ancora più allettante dalle ragionevoli richieste di investimento per avviare la propria attività che in alcuni casi non superano i 10.000 euro. Ecco perché questa tipologia di affiliazione piace e conquista nuovi spazi.

Il franchising è un mondo femminile

Ma il franchising è anche un settore dove le donne scommettono sempre di più: il franchising al femminile, infatti, vede coinvolte in Italia più di 11.500 imprenditrici. Un numero importante, se si considera che sul totale dei licenziatari le signore incidono per il 35,6%. “In un Paese come l’Italia dove giovani e donne sono spesso sinonimo di precarietà occupazionale – afferma Italo Bussoli, Presidente di Assofranchising – rilevare che in un settore non solo c’è molto spazio, ma anche notevole capacità imprenditoriale, è davvero importante se non addirittura in controtendenza. Da un rapido sguardo ai dati di settore del 2017, si può notare come l’età media di un franchisee sia notevolmente più bassa rispetto all’immaginario che si ha dell’imprenditoria italiana. Questo perché l’affiliazione è un sistema in grado di dare sicurezza: chi non ha mai avuto alcuna esperienza imprenditoriale, può lanciarsi in un settore totalmente nuovo, con la certezza di essere seguito da professionisti affermati, in grado di trasmettere know-how di valore”.

In pole position il settore dell’abbigliamento

Tra i diversi settori in cui operano le imprese in franchising, appare in vistosa crescita il comparto abbigliamento-accessori per bambini con 1.156 punti vendita in franchising. Subito alle spalle segue a ruota il comparto della GDO Food, con 1.139 negozi, e dell’abbigliamento uomo-donna con 924 esercizi. Per gli imprenditori compresi nella fascia d’età 36-45 anni il business trainante sembra esser quello delle agenzie e dei servizi immobiliari, seguito anche in questo caso dalla GDO food e dall’abbigliamento per uomo e donna. Sognatori e giramondo, invece, i giovanissimi baby imprenditori dai 25 ai 35 anni, che scelgono le categorie dei viaggi e del turismo, gli accessori moda e il benessere della persona aprendo palestre, centri estetici e parrucchieri

Tripadvisor è sempre più social

C’è aria di rivoluzione nel portale di recensioni di viaggi, ristoranti, esperienze più famoso al mondo: TripAdvisor si sta infatti preparando per offrire una nuova esperienza da sito e da mobile che sarà pronta a fine anno. Attualmente il suo software è in versione beta, da stabilizzare, ed è in via di evoluzione per diventare una community di viaggi iper-connessa. In sintesi, TripAdvisor sta mettendo in cantiere una decisa virata verso le dinamiche tipiche dei social. L’obiettivo dell’operazione è quella di allargare ulteriormente il già immenso bacino di utenza con nuove esperienze su misura. Oltre ai viaggiatori, l’idea è quella di coinvolgere brand, influencer, editori, amici.

Un flusso di informazioni su misura

I viaggiatori potranno seguire e connettersi con persone o creatori di contenuti che condivideranno informazioni in linea con i loro interessi, a completamento delle oltre 661 milioni di recensioni e opinioni già presenti sul sito. Quando un membro si loggherà al sito o alla app di TripAdvisor, la sua homepage sarà trasformata in un flusso personalizzato di informazioni. Quando si cercherà una particolare destinazione, il feed automaticamente restringerà a quel luogo specifico le informazioni mostrate. Giusto per fare un esempio, i membri che stanno pianificando un viaggio a Parigi potranno vedere un articolo di un critico gastronomico sul migliore ristorante della capitale francese, una guida di viaggio di un influencer sulle cose da fare nella Ville Lumière o le dritte sulla città o su un albergo postate da un amico. Insomma, la community si allarga e diventa sempre più interattiva e tailor made. Così come accade nel mondo dei social, anche su TripAdvisor sarà possibile vivere esperienze personalizzate e su misura.

L’unione fa la forza: brand, influencer, amici per esperienze su misura

“TripAdvisor è pronto a rivoluzionare ancora una volta l’industria dei viaggi creando una community più personalizzata e connessa” ha commentato Stephen Kaufer, CEO & Co-Fondatore di TripAdvisor. Come riporta un recente lancio dell’Ansa, in versione beta sono già più di 500 i social media influencer, i brand consumer, gli editori e i partner di viaggio a essersi uniti al nuovo TripAdvisor. Naturalmente il numero è destinato ad aumentare ulteriormente, poiché ogni giorno se ne aggiungono altri. Oltre ai tanti creatori di contenuti iscritti alla piattaforma, nel progetto rientrano anche il team di esperti di destinazioni di TripAdvisor e i brand del TripAdvisor Media Group, inclusi Smarter Travel, Cruise Critic e TheFork. Tutti contribuiranno all’esperienza sul sito con profili propri.

1° semestre 2018: il saldo tra assunzioni-cessazioni è +891.000

Nel primo semestre dell’anno il saldo tra assunzioni e cessazioni nel settore privato è pari a +891.000, una cifra inferiore a quella del medesimo periodo del 2017 (+963.000). È quanto emerge dall’Osservatorio sul precariato diffuso dall’Inps, che su base annua consente di misurare la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro. Ad esempio, il saldo annualizzato, ovvero la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi, a giugno 2018 risultava positivo e pari a +392.000, in flessione rispetto a quello registrato a maggio (+453.000).

Le assunzioni “private” sono state 3.892.000

Complessivamente le assunzioni, riferite ai soli datori di lavoro privati, nel periodo gennaio-giugno 2018, sono state 3.892.000, in aumento del 6,9% rispetto allo stesso periodo del 2017, riferisce Adnkronos. In crescita risultano tutte le componenti, contratti a tempo indeterminato +1,7%, contratti a tempo determinato +5,9%, contratti di apprendistato +11,2%, contratti stagionali +2,8%, contratti in somministrazione +16,3% e contratti intermittenti +6,5%.

La variazione tendenziale dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato risulta però ancora negativa (-28.000), seppur in miglioramento, mentre risulta positiva la variazione dello stock di rapporti di somministrazione e di quelli stagionali. Ancora significativamente positivi, seppur in progressiva riduzione, i saldi annualizzati dei rapporti a tempo determinato, di apprendistato e di quelli intermittenti.

Le cessazioni complessivamente sono state 3.001.000

Le cessazioni nel complesso sono state 3.001.000, in aumento rispetto all’anno precedente: +12,0%. A crescere sono le cessazioni di tutte le tipologie di rapporti a termine, soprattutto i contratti intermittenti e in somministrazione, mentre diminuiscono quelle dei rapporti a tempo indeterminato (-4,6%).

La consistenza dei lavoratori impiegati con Contratti di Prestazione Occasionale (CPO), a giugno 2018 si attesta invece intorno alle 20.000 unità. L’importo medio mensile lordo della loro remunerazione effettiva risulta pari a circa 250 euro. Per quanto invece attiene ai lavoratori pagati con i titoli del Libretto Famiglia (LF), a giugno 2018 sono circa 6.500 lavoratori impiegati, il cui importo medio mensile lordo della remunerazione effettiva risulta pari a circa 310 euro.

Confermato l’aumento delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato

Nel primo semestre dell’anno si conferma poi l’aumento delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (+84.000), che registrano un forte incremento rispetto al periodo gennaio-giugno 2017 (+58,7%). Se si confronta il primo semestre di ogni anno dal 2014 al 2018, i nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato instaurati con incentivazioni risulta che nel 2014 i rapporti incentivati sono stati pari al 28% nel 2015 hanno raggiunto il 59%, e successivamente sono diminuiti, passando dal 45% del 2016 al 29% del 2018.

Nel primo semestre 2018, su un totale di 1.079.000 nuovi rapporti a tempo indeterminato (incluse le assunzioni in apprendistato), i rapporti agevolati risultano pari a 316.000, di cui 59.000 dovuti all’esonero strutturale giovani.

I disabili e i loro familiari non pagano il bollo auto

Anche per il 2018 i disabili sono esonerati dal pagamento del bollo per l’automobile. Chi rientra nelle categorie normate dalla legge 104, ovvero la legge-quadro del 5 febbraio 1992 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone diversamente abili, ha infatti diritto all’esenzione di questo tributo, la tassa automobilistica (in precedenza denominata anche tassa di circolazione), che i possessori dei veicoli o dei motoveicoli immatricolati nella Repubblica Italiana devono versare annualmente alla Regione di residenza. Per poter richiedere questa agevolazione è però necessario rispettare determinati  requisiti.

Per richiedere l’esenzione si deve possedere il tesserino che certifica la disabilità
Innanzitutto il soggetto interessato deve essere in possesso di un tesserino che viene rilasciato alle persone disabili o invalide anche temporaneamente. L’emissione del tesserino però non ha come conseguenza diretta l’esenzione dal pagamento del bollo, che non spetta a tutti gli invalidi, ma solo a determinate categorie di portatori di handicap. Come ad esempio le persone sorde o non vedenti, i disabili con handicap mentali, o con gravi capacità di deambulazione, e gli invalidi con ridotte capacità motorie.

L’esenzione può essere richiesta anche dai familiari degli invalidi

L’esenzione bollo può essere richiesta anche dai familiari degli invalidi, ma solo nel caso in cui dimostrino di aver a carico il disabile stesso. Inoltre, quest’ultimo non deve superare un reddito annuo pari a  2.840,51 euro. Ovviamente l’agevolazione sul pagamento del bollo riguarda i veicoli utilizzati per favorire la mobilità dei soggetti portatori di handicap, o gli invalidi, a carico del familiare a cui è intestata l’auto. Per quanto riguarda il mezzo, riporta una notizia Adnkronos, rientrano in questa categoria i mezzi con cilindrata fino a 2000 centimetri cubi per quanto riguarda i motori a benzina, e 2800 centimetri cubi per i motori diesel.

La richiesta di esenzione va inoltrata entro tre mesi dalla scadenza del bollo

Per procedere con la domanda di esenzione si deve procedere inoltrando la richiesta all’Agenzia delle Entrate della propria Regione entro 90 giorni dalla scadenza del pagamento del bollo auto.

Per gli anni successivi però non è più necessario presentare nuovamente la domanda, a patto che i presupposti per la richiesta siano rimasti invariati. In caso contrario, ovvero se i requisiti dovessero essere cambiati, o venissero meno o ancora, se si decidesse di vendere l’auto, l’intestatario del veicolo sarebbe obbligato a comunicare i cambiamenti avvenuti all’Agenzia delle Entrate.

 

Migliora il Pil e la pressione fiscale; stallo per i risparmi delle famiglie

Migliora il rapporto Pil-indebitamento, scende – anche se di poco – la pressione fiscale mentre il reddito disponibile delle famiglie segna il passo: sono gli ultimi indicatori rilevati dall’Istat sullo stato di salute dell’economia italiana, riferiti al primo trimestre dell’anno. Se in generale i valori sono positivi e fanno ben sperare per il futuro, uno dei dati più evidenti è che le famiglie hanno tenuto una dinamica positiva dei consumi, a fronte però di un calo del potere d’acquisto. La colpa? Dell’inflazione, che segna una seppur lieve accelerazione.

I dati del primo trimestre 2018

Nel primo trimestre dell’anno l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al 3,5%, inferiore di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2017, dice l’Istat. Il calo “deriva da un incremento delle entrate (+1,3% rispetto al corrispondente trimestre del 2017) ampiamente superiore a quello delle uscite (+0,2%)” spiega l’Istituto nazionale di statistica.

Redditi e risparmi degli italiani

In merito ai conti delle famiglie, l’Istat afferma che “il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto a un ritmo modesto, inferiore a quello dell’ultima parte del 2017; in presenza di una dinamica inflazionistica in lieve accelerazione, si è determinato, per la prima volta da oltre un anno, un calo congiunturale del potere d’acquisto (-0,2% nel primo trimestre)”. Tuttavia, “a fronte di tale calo, le famiglie hanno mantenuto una dinamica positiva dei consumi in volume diminuendo la propensione al risparmio”.

Nel dettaglio, riporta il rapporto pubblicato da Adnkronos, nel primo trimestre del 2018, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato in termini congiunturali dello 0,2%, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,8%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è diminuita di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, scendendo al 7,6%.

La pressione fiscale molla leggermente la presa

La pressione fiscale è stata pari al 38,2%, in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: è l’ultima rilevazione dell’Istat in merito all’analisi. Nel primo trimestre del 2018 il saldo primario delle amministrazioni pubbliche (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil dello 0,2% (-0,3% nel primo trimestre del 2017). L’Istituto sottolinea che nel periodo preso in esame, il saldo corrente delle amministrazioni pubbliche è stato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil dell’1,2% (-1,6% nel primo trimestre del 2017).

Il robot impara a fare il caffè. Come? Con un simulatore 3D

E poi diciamo che i videogiochi distraggono dallo studio. In base a quanto sta accadendo nel mondo dell’intelligenza artificiale, stiamo sbagliando tutto. Già, perché la nuova generazione di robot sta “imparando” proprio grazie a un simulatore 3D ispirato a un celebre videogioco.

Dall’espresso all’apparecchiare la tavola, i robot imparano dai… Sims

Si chiama chiama Virtual Home questo avveniristico simulatore 3D pensato per addestrare i robot a darsi da fare in casa, insegnando loro a compiere mansioni come preparare il caffè o apparecchiare la tavola. La curiosità è che Virtual Home è dichiaratamente ispirato al noto videogame The Sims. E, se le cose andranno per il verso giusto potrebbe essere il prototipo dei futuri tutorial per i robot domestici. Il sistema è stato creato da un team di ricercatori guidati da Xavier Puig, del Massachusetts Institute of Technology, Mit.

Virtual Home, come è fatto?

Come riporta l’Ansa, stando alle prime notizie Virtual Home è un mondo tridimensionale in stile The Sims, che simula la vita dei personaggi protagonisti. Il simulatore contempla ben otto ambientazioni della casa, tra le quali soggiorno, cucina, sala da pranzo, camera da letto e ufficio. In ognuno di questi ambienti un personaggio virtuale può eseguire fino a 1.000 attività diverse, insegnandole al robot. “Mostrare le azioni con un programma per computer ha il vantaggio di fornire descrizioni chiare e inequivocabili di tutti i passaggi necessari per svolgere un’attività”, ha dichiarato il dottor Puig.

I robot imparano in maniera diversa dagli uomini

Per imparare i robot hanno bisogno di informazioni chiare ed esplicite. La loro capacità di apprendimento (al momento) non è paragonabile a quella degli esseri umani e ha bisogno di modalità più precise. Le macchine, infatti, non sono in grado di dedurre azioni che sono sottintese. Come spiegano gli inventori, a una persona si può dire di “accendere il televisore e guardarlo dal divano”, ma per dire questo a un robot bisogna aggiungere anche altre azioni, come “afferrare il telecomando” e “sedersi sul divano”. Per costruire il simulatore 3D Virtual Home, i ricercatori hanno raccolto le descrizioni di tutte le azioni (oltre 3.000) necessarie a svolgere determinati compiti, quindi le hanno tradotte negli algoritmi alla base del video. Secondo gli autori, le aziende che stanno lavorando per sviluppare assistenti virtuali o robot di compagnia potrebbero utilizzare sistemi come questo per addestrare i loro robot.

Il futuro della scuola dei robot? Su YouTube

Per il futuro, però, si punta ad addestrare i robot attraverso video reali e non simulazioni, perché le macchine apprenderebbero con molta più facilità. Così i robot avranno la loro scuola su YouTube, con tutorial dedicati.

“Caro contribuente, ecco come lo Stato usa le tue tasse”

Pagare le tasse, sebbene sia un atto dovuto, non piace a nessuno. Però il fatto di sapere come e dove verranno impiegati i propri soldi potrebbe far indorare la pillola ai tartassati contribuenti. Dovrebbe essere questo lo scopo dell’iniziativa dell’Agenzia delle Entrate che da qualche giorno, in concomitanza con l’avvio della stagione della dichiarazione dei redditi, ha attivato una una pagina informativa personalizzata con la quale circa 30 milioni di italiani potranno conoscere come sono state utilizzate le imposte che hanno versato nell’anno precedente. Quanto degli importi pagati all’erario è servito per finanziare la scuola e quanto la sanità, che cifra è servita a pagare i servizi di trasporto e quanto invece è stato assorbito dagli interessi del debito pubblico.

“Migliorare il senso di partecipazione”

“Migliorare il senso di partecipazione dei cittadini troppo spesso considerati solo contribuenti”, è la filosofia di questa ‘operazione trasparenza’ che rientra nel percorso tracciato dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Quindi tutti quelli che accederanno alle pagine telematiche del sito dell’Agenzia con le password del fisco o con Spid – il sistema pubblico di identità digitale – vedranno aprirsi una pagina con una piccola introduzione personalizzata. “Nella speranza di fare cosa gradita – riporta la ‘lettera’ – Agenzia delle Entrate desidera fornirti alcune informazioni con l’obiettivo di essere ancora meglio al servizio tuo e dell’intera comunità. (…) Contribuire alla propria comunità è essenziale, ma riteniamo lo sia anche avere la consapevolezza, per rispetto del cittadino prima ancora che del contribuente, di come vengano utilizzate le risorse fiscali”.

30 milioni gli italiani coinvolti

I destinatari di questa missiva sono circa 30 milioni: 20 milioni che compilano il modello 730 direttamente o tramite intermediari e altri 10 milioni che invece dichiarano attraverso il modello Redditi. Sono quelli che già usano il fisco telematico per diverse ragioni, ma anche coloro che inviano la dichiarazione tramite un Caf o un professionista abilitato. Attraverso questo nuovo strumento ad hoc si potrà conoscere come sono state distribuite le risorse fiscali – considerando l’Irpef, le diverse addizionali, la cedolare sugli affitti e tutti gli altri prelievi sul reddito – in un quadro sintetico. Ci saranno una tabella e un grafico a torta con le diverse voci del bilancio pubblico: sanità, previdenza, istruzione, sicurezza, ordine pubblico, trasporti, cultura, protezione del territorio, ma anche la quota parte del debito pubblico o come si contribuisce al bilancio dell’Unione europea, oltre ai servizi generali delle pubbliche amministrazioni