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Etici, giovanili e disconnessi. La top 10 trend dei consumatori per il 2019

Etici, disconnessi, superesperti e autosufficienti. Ma soprattutto giovanili. Si calcola che nel 2030 gli ultra 65enni in Italia saranno 16,2 milioni, una tipologia di consumatori che ha molto più in comune con i valori e le priorità delle giovani generazioni di quanto si possa pensare. Di fatto, i consumatori più anziani vogliono essere trattati “da giovani”, e il mercato ne deve tenere conto. Secondo l’annuale report Global Consumer della sezione Lifestyle di Euromonitor International l’Age Agnostic è infatti il primo fra i 10 trend del 2019 per i consumatori.

Dagli Age Agnostic ai Conscious Consumer

Si tratta di una tendenza che riguarda soprattutto l’Italia, il secondo paese più longevo al mondo e il primo in Europa. D’altronde siamo anche il paese con il tasso di crescita di vegetariani e vegani più elevato al mondo negli ultimi cinque anni. Quindi se da noi abbondano i senior consumer super attivi non sono da meno i Conscious Consumer (i consumatori consapevoli), la seconda tendenza per il 2019 di cui il mercato deve tener conto, con un maggiore coinvolgimento di grandi aziende in prodotti eticamente adeguati.

Joy Of Missing Out e Finding My JOMO

Al terzo posto della top 10 dei trend internazionali evidenziati dal report Global Consumer c’è la cosiddetta Joy Of Missing Out. Dopo l’ubriacatura da iperconnessione, che negli anni scorsi aveva originato la Fomo, ovvero la paura di restare senza campo, ora la tendenza è quella di riscoprire la libertà di non essere connessi. Un trend considerato il vero nuovo lusso, e che in ambienti come la city di Londra ha fatto scoppiare la dump phone mania (avere un cellulare senza web). E Finding My JOMO, la quarta tendenza battezzata da Euromonitor, riguarda i consumatori che vogliono detecnologizzarsi per proteggere il loro benessere mentale e dando priorità al proprio spazio personale, riporta Ansa.

Dal Back to Basics for Status al Loner Living passando per il tuttologo

Dal ritorno a esigenze base, ossia a una qualità elevata lontana dal materialismo (Back to Basics for Status) all’aumento della confidenza con la tecnologia da remoto e la domotica (Digitally Together) la settima tendenza, l’Everyone’s an Expert, è quella di considerarsi super esperti di tutto (il “tuttologo”). Sempre più persone poi sono in grado di badare a se stesse in ogni campo ed essere autosufficienti senza consultare un professionista (I Can Look After Myself). Ulteriori tendenze, il forte impegno sulla sostenibilità ambientale (I Want a Plastic-free World), la ricerca di gratificazioni immediate (I Want it Now!), e vivere da soli. Sembra infatti che il Loner Living, vivere in solitudine e in modo indipendente, sia non solo sempre più diffuso, ma ormai anche accettato socialmente.

Quali università frequentare per diventare ricchi?

Avere una laurea dovrebbe garantire guadagni più alti rispetto al non averla. Ma non tutti i corsi di laurea, e non tutte le università, danno la medesima garanzia. Scegliere l’università giusta è il primo passo per ottenere poi successo nel mondo del lavoro, specialmente nel lungo termine. Ad esempio, tra la retribuzione media di un neolaureato e quella di un laureato di fascia d’età compresa tra i 45 e i 54 anni c’è un distacco del 70,6%.

Secondo i risultati dall’annuale report realizzato da JobPricing, nei primi anni di carriera, invece, la differenza è di appena il 10,4%. A conferma che per raccogliere i frutti dei sacrifici fatti durante gli anni di studio bisogna attendere diversi anni.

Al primo posto la Bocconi di Milano

Ovviamente, per scegliere l’ateneo giusto bisogna prima di tutto capire quali sono le proprie attitudini e i propri interessi. E se si punta a una professione che assicuri un reddito alto consultare le classifiche degli atenei e delle facoltà che offrono maggiori opportunità di guadagno dopo la laurea potrebbe essere d’aiuto. Una classifica di questo tipo è contenuta nell’University Report 2018 di JobPricing, che indica l’Università Bocconi di Milano come l’ateneo che fin da subito garantisce le migliori opportunità di guadagno. Un laureato alla Bocconi, infatti, ha un retribuzione annua lorda di 35. 500 euro già intorno ai trent’anni.

Nel medio termine è la facoltà di Scienze biologiche a offre le migliori opportunità

Sempre secondo l’University Report 2018 di JobPricing al secondo posto nella classifica delle università più remunerative si trova un altro ateneo milanese, ossia il Politecnico di Milano, mentre più giù troviamo un’università della Capitale, la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli, l’ateneo privato di studi socio economici. Anche la facoltà però, riferisce Adnkronos, rappresenta un fattore determinante se si è determinati ad avere successo nel mondo del lavoro. Nel medio termine, infatti, può essere interessante sapere che la facoltà di Scienze biologiche è quella che offre le migliori opportunità per diventare ricchi, seguita da Scienze giuridiche e Scienze fisiche.

La facoltà più remunerativa è Scienze economiche

Eppure, nonostante Economia e Commercio sia solo al 7° posto (Scienze economiche), secondo i dati aggiornati a novembre è proprio questa la facoltà dove si è laureato il top manager italiano Urbano Cairo, proprietario del Torino Calcio, di RCS Media Group e di La7. Insomma, cosa e dove si studia è importante, ma resta determinante l’impegno che si mette nel raggiungere ogni risultato, sia durante il percorso di studi sia nel corso della carriera.

Donne e ragazzi puntano sul franchising

In Italia il franchising è una formula che appare in buona salute e soprattutto in rapida espansione. Lo dicono i numeri. Secondo i dati del Rapporto Assofranchising 2018, nel 2017 i franchisee di età compresa tra i 36 e i 45 anni sono più di 26.000 e rappresentano oltre il 64% del totale, seguiti da imprenditori ancora più giovani, compresi fra i 25 e 35 anni di età, il 24,6% del totale. Un mondo giovane e per i giovani dunque, reso ancora più allettante dalle ragionevoli richieste di investimento per avviare la propria attività che in alcuni casi non superano i 10.000 euro. Ecco perché questa tipologia di affiliazione piace e conquista nuovi spazi.

Il franchising è un mondo femminile

Ma il franchising è anche un settore dove le donne scommettono sempre di più: il franchising al femminile, infatti, vede coinvolte in Italia più di 11.500 imprenditrici. Un numero importante, se si considera che sul totale dei licenziatari le signore incidono per il 35,6%. “In un Paese come l’Italia dove giovani e donne sono spesso sinonimo di precarietà occupazionale – afferma Italo Bussoli, Presidente di Assofranchising – rilevare che in un settore non solo c’è molto spazio, ma anche notevole capacità imprenditoriale, è davvero importante se non addirittura in controtendenza. Da un rapido sguardo ai dati di settore del 2017, si può notare come l’età media di un franchisee sia notevolmente più bassa rispetto all’immaginario che si ha dell’imprenditoria italiana. Questo perché l’affiliazione è un sistema in grado di dare sicurezza: chi non ha mai avuto alcuna esperienza imprenditoriale, può lanciarsi in un settore totalmente nuovo, con la certezza di essere seguito da professionisti affermati, in grado di trasmettere know-how di valore”.

In pole position il settore dell’abbigliamento

Tra i diversi settori in cui operano le imprese in franchising, appare in vistosa crescita il comparto abbigliamento-accessori per bambini con 1.156 punti vendita in franchising. Subito alle spalle segue a ruota il comparto della GDO Food, con 1.139 negozi, e dell’abbigliamento uomo-donna con 924 esercizi. Per gli imprenditori compresi nella fascia d’età 36-45 anni il business trainante sembra esser quello delle agenzie e dei servizi immobiliari, seguito anche in questo caso dalla GDO food e dall’abbigliamento per uomo e donna. Sognatori e giramondo, invece, i giovanissimi baby imprenditori dai 25 ai 35 anni, che scelgono le categorie dei viaggi e del turismo, gli accessori moda e il benessere della persona aprendo palestre, centri estetici e parrucchieri

Tripadvisor è sempre più social

C’è aria di rivoluzione nel portale di recensioni di viaggi, ristoranti, esperienze più famoso al mondo: TripAdvisor si sta infatti preparando per offrire una nuova esperienza da sito e da mobile che sarà pronta a fine anno. Attualmente il suo software è in versione beta, da stabilizzare, ed è in via di evoluzione per diventare una community di viaggi iper-connessa. In sintesi, TripAdvisor sta mettendo in cantiere una decisa virata verso le dinamiche tipiche dei social. L’obiettivo dell’operazione è quella di allargare ulteriormente il già immenso bacino di utenza con nuove esperienze su misura. Oltre ai viaggiatori, l’idea è quella di coinvolgere brand, influencer, editori, amici.

Un flusso di informazioni su misura

I viaggiatori potranno seguire e connettersi con persone o creatori di contenuti che condivideranno informazioni in linea con i loro interessi, a completamento delle oltre 661 milioni di recensioni e opinioni già presenti sul sito. Quando un membro si loggherà al sito o alla app di TripAdvisor, la sua homepage sarà trasformata in un flusso personalizzato di informazioni. Quando si cercherà una particolare destinazione, il feed automaticamente restringerà a quel luogo specifico le informazioni mostrate. Giusto per fare un esempio, i membri che stanno pianificando un viaggio a Parigi potranno vedere un articolo di un critico gastronomico sul migliore ristorante della capitale francese, una guida di viaggio di un influencer sulle cose da fare nella Ville Lumière o le dritte sulla città o su un albergo postate da un amico. Insomma, la community si allarga e diventa sempre più interattiva e tailor made. Così come accade nel mondo dei social, anche su TripAdvisor sarà possibile vivere esperienze personalizzate e su misura.

L’unione fa la forza: brand, influencer, amici per esperienze su misura

“TripAdvisor è pronto a rivoluzionare ancora una volta l’industria dei viaggi creando una community più personalizzata e connessa” ha commentato Stephen Kaufer, CEO & Co-Fondatore di TripAdvisor. Come riporta un recente lancio dell’Ansa, in versione beta sono già più di 500 i social media influencer, i brand consumer, gli editori e i partner di viaggio a essersi uniti al nuovo TripAdvisor. Naturalmente il numero è destinato ad aumentare ulteriormente, poiché ogni giorno se ne aggiungono altri. Oltre ai tanti creatori di contenuti iscritti alla piattaforma, nel progetto rientrano anche il team di esperti di destinazioni di TripAdvisor e i brand del TripAdvisor Media Group, inclusi Smarter Travel, Cruise Critic e TheFork. Tutti contribuiranno all’esperienza sul sito con profili propri.

I disabili e i loro familiari non pagano il bollo auto

Anche per il 2018 i disabili sono esonerati dal pagamento del bollo per l’automobile. Chi rientra nelle categorie normate dalla legge 104, ovvero la legge-quadro del 5 febbraio 1992 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone diversamente abili, ha infatti diritto all’esenzione di questo tributo, la tassa automobilistica (in precedenza denominata anche tassa di circolazione), che i possessori dei veicoli o dei motoveicoli immatricolati nella Repubblica Italiana devono versare annualmente alla Regione di residenza. Per poter richiedere questa agevolazione è però necessario rispettare determinati  requisiti.

Per richiedere l’esenzione si deve possedere il tesserino che certifica la disabilità
Innanzitutto il soggetto interessato deve essere in possesso di un tesserino che viene rilasciato alle persone disabili o invalide anche temporaneamente. L’emissione del tesserino però non ha come conseguenza diretta l’esenzione dal pagamento del bollo, che non spetta a tutti gli invalidi, ma solo a determinate categorie di portatori di handicap. Come ad esempio le persone sorde o non vedenti, i disabili con handicap mentali, o con gravi capacità di deambulazione, e gli invalidi con ridotte capacità motorie.

L’esenzione può essere richiesta anche dai familiari degli invalidi

L’esenzione bollo può essere richiesta anche dai familiari degli invalidi, ma solo nel caso in cui dimostrino di aver a carico il disabile stesso. Inoltre, quest’ultimo non deve superare un reddito annuo pari a  2.840,51 euro. Ovviamente l’agevolazione sul pagamento del bollo riguarda i veicoli utilizzati per favorire la mobilità dei soggetti portatori di handicap, o gli invalidi, a carico del familiare a cui è intestata l’auto. Per quanto riguarda il mezzo, riporta una notizia Adnkronos, rientrano in questa categoria i mezzi con cilindrata fino a 2000 centimetri cubi per quanto riguarda i motori a benzina, e 2800 centimetri cubi per i motori diesel.

La richiesta di esenzione va inoltrata entro tre mesi dalla scadenza del bollo

Per procedere con la domanda di esenzione si deve procedere inoltrando la richiesta all’Agenzia delle Entrate della propria Regione entro 90 giorni dalla scadenza del pagamento del bollo auto.

Per gli anni successivi però non è più necessario presentare nuovamente la domanda, a patto che i presupposti per la richiesta siano rimasti invariati. In caso contrario, ovvero se i requisiti dovessero essere cambiati, o venissero meno o ancora, se si decidesse di vendere l’auto, l’intestatario del veicolo sarebbe obbligato a comunicare i cambiamenti avvenuti all’Agenzia delle Entrate.

 

Il robot impara a fare il caffè. Come? Con un simulatore 3D

E poi diciamo che i videogiochi distraggono dallo studio. In base a quanto sta accadendo nel mondo dell’intelligenza artificiale, stiamo sbagliando tutto. Già, perché la nuova generazione di robot sta “imparando” proprio grazie a un simulatore 3D ispirato a un celebre videogioco.

Dall’espresso all’apparecchiare la tavola, i robot imparano dai… Sims

Si chiama chiama Virtual Home questo avveniristico simulatore 3D pensato per addestrare i robot a darsi da fare in casa, insegnando loro a compiere mansioni come preparare il caffè o apparecchiare la tavola. La curiosità è che Virtual Home è dichiaratamente ispirato al noto videogame The Sims. E, se le cose andranno per il verso giusto potrebbe essere il prototipo dei futuri tutorial per i robot domestici. Il sistema è stato creato da un team di ricercatori guidati da Xavier Puig, del Massachusetts Institute of Technology, Mit.

Virtual Home, come è fatto?

Come riporta l’Ansa, stando alle prime notizie Virtual Home è un mondo tridimensionale in stile The Sims, che simula la vita dei personaggi protagonisti. Il simulatore contempla ben otto ambientazioni della casa, tra le quali soggiorno, cucina, sala da pranzo, camera da letto e ufficio. In ognuno di questi ambienti un personaggio virtuale può eseguire fino a 1.000 attività diverse, insegnandole al robot. “Mostrare le azioni con un programma per computer ha il vantaggio di fornire descrizioni chiare e inequivocabili di tutti i passaggi necessari per svolgere un’attività”, ha dichiarato il dottor Puig.

I robot imparano in maniera diversa dagli uomini

Per imparare i robot hanno bisogno di informazioni chiare ed esplicite. La loro capacità di apprendimento (al momento) non è paragonabile a quella degli esseri umani e ha bisogno di modalità più precise. Le macchine, infatti, non sono in grado di dedurre azioni che sono sottintese. Come spiegano gli inventori, a una persona si può dire di “accendere il televisore e guardarlo dal divano”, ma per dire questo a un robot bisogna aggiungere anche altre azioni, come “afferrare il telecomando” e “sedersi sul divano”. Per costruire il simulatore 3D Virtual Home, i ricercatori hanno raccolto le descrizioni di tutte le azioni (oltre 3.000) necessarie a svolgere determinati compiti, quindi le hanno tradotte negli algoritmi alla base del video. Secondo gli autori, le aziende che stanno lavorando per sviluppare assistenti virtuali o robot di compagnia potrebbero utilizzare sistemi come questo per addestrare i loro robot.

Il futuro della scuola dei robot? Su YouTube

Per il futuro, però, si punta ad addestrare i robot attraverso video reali e non simulazioni, perché le macchine apprenderebbero con molta più facilità. Così i robot avranno la loro scuola su YouTube, con tutorial dedicati.

Attenzione al pinguino truffatore su Google Play

Attenti all’app del pinguino: l’allarme riguarda Google Play e il gioco Pingu Cleans Up. Un gioco che prima di essere rimosso dalla piattaforma ha fatto sottoscrivere agli utenti più distratti un abbonamento di 5,49 euro alla settimana. Sfruttando il metodo di pagamento legittimo di Google Play, l’obiettivo principale di Pingu Cleans Up riguardava infatti gli account registrati su Google Play, che prevedono l’inserimento dei dati relativi alla carta di credito.

Pingu Cleans Up è stato installato tra le 50.000 e 100.000 volte prima di essere rimosso

Eset, l’azienda specializzata in sicurezza informatica, ha individuato una tecnica di frode su Google Play che sfrutta unicamente la disattenzione dell’utente. Secondo i ricercatori dell’azienda il trucco funziona sul presupposto che molti utenti cliccano su qualsiasi finestra dall’aspetto legittimo senza prestare troppa attenzione al contenuto. Proprio come è accaduto ai numerosi utenti truffati da Pingu Cleans Up: il gioco è stato caricato su Google Play l’8 febbraio 2018 ed è stato installato tra le 50.000 e 100.000 volte prima di essere rimosso dopo la segnalazione di Eset al team di Google. E osservando le valutazioni e le recensioni sembra che molti “giocatori” inizialmente abbiano lasciato commenti positivi, indipendentemente dall’uso fuorviante del metodo di pagamento di Google Play, riferisce Adnkronos.

L’addebito veniva ripetuto ogni settimana fino all’annullamento della sottoscrizione

In pratica, dopo essere stata eseguita, l’app consentiva agli utenti di personalizzare l’avatar del pinguino in tre passaggi. Nei primi due passaggi, per scegliere l’attributo desiderato gli utenti dovevano cliccare ‘conferma’ su una finestra pop-up che appariva in primo piano. Nella terza fase, gli utenti con i dettagli della carta di credito memorizzati vedevano una finestra simile alle precedenti, in cui al pulsante ‘conferma’ era però sostituito quello ‘iscriviti’. A questo punto, alle vittime venivano addebitati 5,49 euro sulla carta collegata ai loro account. Il pagamento veniva quindi ripetuto settimanalmente fino a quando l’utente non annullava la sottoscrizione direttamente dall’app.

Agli utenti che non avevano una carta di credito collegata al proprio account veniva mostrata una finestra diversa nel terzo passaggio, in cui si richiedeva di aggiungere un metodo di pagamento per completare l’acquisto.

Controllare attentamente le valutazioni e recensioni degli altri utenti

“Per non essere ingannati da truffe simili a questa – consiglia Eset – è necessario, prima di installare un’app controllare attentamente le valutazioni e recensioni degli altri utenti. Inoltre, nel caso si consenta ai figli di installare e giocare sul dispositivo dei genitori, è consigliabile creare un account separato che non sia collegato ad alcuna carta di credito. Ultimo, ma non meno importante, utilizzare una soluzione di sicurezza mobile affidabile per proteggere il dispositivo Android dalle ultime minacce”, conclude la società.

Cyber crime, un danno mondiale da 600 miliardi di dollari

Il cyber crime, oltre ai rischi intrinsechi che porta con sé – dal furto di identità al blocco del proprio computer, dal rischio di trovarsi clonate le carte di credito alla perdita dei propri dati bancari – rappresenta un vero e proprio “buco nero” nell’economia mondiale. Un danno gravissimo che pesa sui bilanci di stati e aziende per diverse centinaia di miliardi di dollari.

I crimini sul web valgono lo 0,8% del Pil globale

Il cyber crime costa all’economia mondiale quasi 600 miliardi di dollari, pari allo 0,8% del Pil globale. Lo dice un rapporto realizzato da McAfee e dal Center for Strategic and International Studies (CSIS), un dato in aumento rispetto allo studio precedente che nel 2014 ha stimato le perdite globali in circa 445 miliardi di dollari.

Truffatori tecnologici sempre più esperti

Secondo la ricerca la crescita è avvenuta nell’arco di tre anni grazie all’abilità dei criminali informatici di adottare “rapidamente le nuove tecnologie e alla relativa facilità di entrare nelle fila della criminalità informatica” ma anche per “la crescente sofisticazione finanziaria dei criminali informatici di alto livello”.

Il furto più praticato? Quello di proprietà intellettuale (tecnologia militare compresa)

I ricercatori hanno rilevato come il furto di proprietà intellettuale rappresenti almeno “il 25% del costo della criminalità informatica e minacci la sicurezza nazionale quando si tratta di tecnologia militare”. Il ransomware, cioè quei virus particolarmente aggressivi che prendono in ostaggio il PC e per liberarlo bisogna pagare un riscatto agli hacker, rappresentano lo strumento di criminalità informatica in più rapida crescita. Un altro aspetto da non sottovalutare è poi l’avvento delle valute digitali, come i Bitcoin, che consentono transazioni di denaro in anonimato. Lo stesso vale per lo sviluppo di  software come Tor, che consentono di navigare senza essere tracciati: grazie alla tecnologia, quindi, i criminali sono ben protetti dalla possibilità di essere identificati.

Il digitale ha trasformato anche il crimine

Insomma, più tecnologia equivale anche a più rischi per chi la utilizza dalla parte dei “Buoni” e più opportunità per chi se ne serve dalla parte dei “Cattivi”. E mettersi al riparo dagli attacchi, anche se si seguono tutte le norme in merito, non è sempre facile né sicuro al 100%.

“Il digitale ha trasformato quasi tutti gli aspetti della nostra vita, compresi il rischio e il crimine, che digitalizzandosi è diventato più efficiente, meno rischiosa, più redditizio e facile da compiere come non mai”, commenta Steve Grobman, Chief Technology Officer di McAfee.

IVA, si riducono i tempi dei rimborsi

Buone notizie per chi ha crediti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Ora, infatti, si accorciano i tempi di pagamento dei rimborsi IVA. Con il nuovo anno è proprio l’Agenzia delle Entrate ad accreditare le somme dovute sui conti correnti delle imprese, senza altri passaggi attraverso le tesorerie provinciali. Tradotto in “tempo”, significa accrediti più veloci di tre settimane.

Gl estremi della novità

Questa innovazione è stata sancita dal provvedimento firmato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini che, in attuazione del decreto legge n. 50 del 2017, definisce le modalità tecniche di scambio delle informazioni con Agenzia delle Entrate – Riscossione e Riscossione Sicilia S.p.A.  L’anno che si è appena chiuso, riferisce poi l’Agenzia, fa registrare rimborsi complessivi per oltre 16 miliardi di euro a circa 3 milioni e 400 mila soggetti tra famiglie e aziende. L’importo complessivo restituito dal Fisco supera del 13% quello del 2016.

I rimborsi alle imprese e ai professionisti

Ma a quanto ammontano i rimborsi dovuti alle imprese nel corso del 2017? In base a quanto pubblicato da AdnKronos, l’anno scorso le Entrate hanno erogato 1,3 miliardi di euro di rimborsi Ires a 11mila aziende e oltre 1 miliardo di euro di rimborsi di imposte dirette derivanti dalla deducibilità Irap a ulteriori 946mila richiedenti. Per quanto riguarda l’IVA, nel 2017 oltre 68mila imprese, artigiani e professionisti hanno ricevuto rimborsi per circa 12 miliardi di euro. Relativamente ai rimborsi IVA, l’Agenzia delle Entrate ha avviato nuove modalità di lavorazione delle richieste basate sul profilo di rischio dei contribuenti. Infatti, in relazione al profilo di rischio, individuato in modo completamente automatizzato, viene differenziata l’istruttoria degli uffici. In tal modo da un lato è velocizzata l’erogazione dei rimborsi IVA di quelle imprese che presentano un basso profilo di rischio, dall’altro il personale dell’Agenzia delle Entrate può dedicarsi con maggiore intensità al controllo delle posizioni più rischiose.

Tempi scesi a circa 90 giorni

Grazie all’introduzione di queste nuove metodologie, i tempi di lavorazione delle istanze di rimborso sono passati da 180 giorni medi del 2014 a circa 90 giorni medi del 2017 di cui circa 20 dovuti a passaggi intermedi nelle tesorerie provinciali che scompariranno definitivamente nel 2018 grazie al provvedimento firmato dal direttore che recepisce quanto previsto dal dl 50/2017.

L’annuncio passa sul cellulare

Per avvisare i cittadini dell’avvenuto accredito di un rimborso, nel corso del 2017 l’Agenzia ha inviato circa 38mila sms, di cui 16mila solo nel mese di dicembre. Per ricevere le comunicazioni del Fisco e essere informati in tempo reale, basta fornire il proprio numero di cellulare nell’area riservata del sito di Agenzia delle Entrate.

Nuovi apparecchi nei cieli europei: decollano i “satelloni”

Anche se il nome appare decisamente buffo, quasi ispirato ai personaggi dei cartoni animati, i “satelloni” stanno per diventare il nostro futuro spaziale. Questi strani oggetti sono infatti la scommessa dell’Agenzia spaziale europea, l’Esa, per osservare la Terra dall’atmosfera.

Satelloni pronti al decollo

Ma cosa sono questi nuovi satelloni? Si tratta di una sorta di satelliti di ultima generazione, per certi versi simili ai droni, che guarderanno e osserveranno il Pianeta Terra dall’alto. Decisamente in alto: la loro quota sarà superiore a quella degli aerei di linea, e voleranno sicuri nell’atmosfera. Sono loro la prossima scommessa dell’Agenzia spaziale europea (Esa), che punta su queste nuove piattaforme volanti per le attività di monitoraggio e sorveglianza del territorio, ma anche per potenziare le telecomunicazioni e i servizi di navigazione satellitare.

Una tecnologia attesa da oltre 20 anni

“Abbiamo valutato questa idea per almeno 20 anni e ora sta finalmente diventando realtà”, ha spiegato all’Ansa l’esperto di osservazione della Terra, Thorsten Fehr. “Questo è reso possibile dalla maturazione di tecnologie chiave, come l’avionica miniaturizzata, le celle solari ad alta efficienza, le batterie ultra leggere, i sensori per l’osservazione terrestre miniaturizzati e i collegamenti a banda larga che possono offrire servizi a prezzi competitivi”.

Tutte le capacità dei droni-satelliti

A dire la verità, il nome ufficiale dei satelloni è Haps (High Altitude Pseudo-Satellites). Si tratta di apparecchi molto sofisticati capaci di operare e fluttuare a circa 20 chilometri d’altezza, dove la velocità dei venti è abbastanza bassa da consentire lo stazionamento in una determinata posizione per diverse settimane o addirittura mesi. Da queste altezze, i satelliti-droni saranno in grado di monitorare una porzione di Terra che arriva fino a 500 chilometri di distanza. Le applicazioni, una volta che la tecnologia sarà a pieno regime, sono davvero numerose: “per quanto riguarda l’osservazione della Terra, potrebbero offrire una copertura prolungata ad alta definizione per regioni prioritarie, mentre per la navigazione e le telecomunicazioni potrebbero restringere i punti ciechi e combinare la banda larga con un ritardo di segnale trascurabile” spiega uno dei direttori dell’Esa, Antonio Ciccolella.

Pronti, partenza, decollo

Insomma, la tecnologia c’è e il know how di diverse casa aeronautiche anche. Infatti sono già numerose le aziende europee del settore che stanno presentando le loro piattaforme: Airbus è impegnata nella realizzazione della versione extralarge di Zephyr, il velivolo a energia solare che ha ottenuto il record di 14 giorni di volo senza rifornimenti, mentre Thales Alenia Space ha annunciato per il 20121 il lancio di Stratobus, velivolo ultrasofisticato e ultraleggero.